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Un asino per amico

Un asino per amico

Intervista di Sonia Di Massimo

Bambini, anziani, persone con disabilità o disturbi comportamentali: il
rapporto con un animale produce effetti benefici per tutti. Parliamo di terapia dell’animale da affezione,

alias pet therapy: il termine deriva dall’anglosassone pet che significa  animale d’affezione  e therapy che
significa terapia.
Ad oggi, il supporto terapeutico degli animali da affezione che,
ricordiamo, sono classificati come quegli animali tenuti dall’uomo per
compagnia e non destinati a fini produttivi o alimentari, si sta
espandendo in modo esponenziale, accostandosi a ulteriori trattamenti
socio-sanitari e riabilitativi.

Si tratta, infatti, di interventi sussidiari alle cure tradizionali, adottati al
fine di conseguire un miglioramento sullo stato di salute del paziente di
qualsiasi età e affetto da varie patologie. Sono trattamenti in grado di
innescare un meccanismo di partecipazione e coinvolgimento del
soggetto in cura, attraverso dinamiche emotive che stimolano la
comunicazione tra il paziente e il personale sanitario. Tanto che spesso
queste terapie vengono classificate in un’ottica di Interventi Assistiti con
gli Animali, facendo leva sull’integrazione relazionale e affettiva.

Ma per analizzare in primo piano la pet  therapy, siamo andati a sbirciare
all’interno di alcune di queste strutture che svolgono attività di  sostegno
terapeutico.
Iniziamo dall’onoterapia, ossia le attività di mediazione con l’asino
(A.m.a.), una pratica altamente diffusa per migliorare le funzioni cognitive
ed emozionali. Abbiamo rivolto alcune domande al dottor Eugenio Milonis,
psicoterapeuta, psicologo analista esperto in psicodinamica di gruppo,
responsabile per le Attività di mediazione con l’asino presso il Centro
Asinomania,
 con sede a Introdacqua (L’Aquila).

Dr. Milonis, parliamo dei benefici  apportati dalla relazione con questi
animali?

La cosa più importante da ricordare, come lei ha giustamente specificato,
è che i benefici sono apportati dalla relazione che l’utente instaura con
l’animale, attraverso la mediazione dell’operatore.
I benefici apportati da questo rapporto sono di natura relazionale,
psichica e fisica. Essi si distinguono in base al tipo di intervento -AAA (Attività Assistite con Animali), EAA (Educazione Assistita con Animali),
TAA (Terapie Assistite con Animali) – che definisce anche le competenze
necessarie degli operatori, gli obiettivi e le attività da inserire.
Molte ricerche hanno dimostrato come l’impiego degli animali in vari
ambiti terapeutici possa determinare una migliore risposta del paziente e
concorrere alla riduzione dell’uso dei farmaci.

Gli utenti con difficoltà, che normalmente non reagiscono agli interventi
canonici, di fronte all’animale si mobilitano.
Questo principio vale certamente per tutti gli animali, ma per l’asino in
particolare. L’animale non discrimina, è l’unico che realmente mette tutti
sullo stesso piano, indipendentemente dalla razza, dall’estrazione sociale,
dal tipo di difficoltà o disabilità. Quello che conta è l’atteggiamento che
hai, come ti relazioni. Tutta l’attività ludica, educativa e di terapia è
fondata sulla relazione: è la gestione di questa relazione la vera attività
terapeutica che ti permette di operare.

Vogliamo spiegare in cosa consistono le attività di mediazione con
l’asino?

La presenza dell’animale mobilita le azioni emozionali e la comunicazione profonda che stanno alla base della relazione d’aiuto e ne costituiscono il
principale punto di forza.
Si tratta di emozioni che agiscono sul benessere della persona in quanto
rientrano nella gamma delle emozioni positive (curiosità, tenerezza,
calore relazionale, intimità, divertimento, senso del buffo e del ridicolo,
senso di padronanza del compito, sicurezza, accettazione, ecc.) mentre
sono ridotte al minimo o facilmente superabili le emozioni di carattere
negativo (paura, senso di imprevedibilità e insicurezza, vergogna, rabbia,
ecc.).
Questo processo si verifica in parte in modo spontaneo ma, per essere
effettivo e intenzionale, necessita di una mediazione da parte di operatori
qualificati, che possono fornire la cornice culturale, metodologica,
motivazionale e relazionale nella quale le esperienze trovano un senso e
una finalizzazione.

Per quali patologie si rivolgono perlopiù a voi come sostegno parallelo
di terapia?

Premetto che gli interventi assistiti con gli animali sono co-terapie, non
sono quindi in sostituzione degli interventi canonici, ma li affiancano nel
raggiungimento degli obiettivi.
La grande disponibilità dell’asino ci ha permesso negli anni di lavorare con
utenza molto variegata.
In Sicilia ad esempio, in collaborazione con Fondazione per il sud, abbiamo realizzato un’azienda che produce latte di asina, gestita da utenti autistici.
Vicino a Matera, con la comunità Fratello Sole, abbiamo creato un
percorso di reinserimento lavorativo per utenti tossicodipendenti e utenti
psichiatrici.

Un altro progetto che mi sta molto a cuore è un percorso, svolto in
Basilicata, in collaborazione con l’ospedale Chiaromonte, con soggetti con
disturbo del comportamento alimentare. Si tratta soprattutto di ragazze
anoressiche.
Abbiamo lavorato anche con anziani istituzionalizzati e con bambini con
disturbi comportamentali, relazionali, psichici, fisici. Il nostro centro e i nostri progetti però non si rivolgono solo a situazioni di
disagio o malattia; chiunque vuole, può frequentare Asinomania per
avvicinarsi agli asini, tanto che è possibile vedere spesso nel nostro centro
anche genitori che portano i loro bambini a passeggiare a dorso di questi
animali.

Ci sono controindicazioni per chi è affetto da particolari forme di
disfunzioni motorie?

Le attività con gli asini lavorano più sull’aspetto psicologico che su quello
fisico, che non è comunque tralasciato. Con le giuste accortezze tutti
possono partecipare ad incontri di IAA (Interventi Assistiti con gli Animali)
con l’asino.
Ci sono però alcuni disturbi come la dislocazione dell’articolazione atlo-
epistrofeica, la displasia congenita dell’anca, l’epilessia non controllata e
la macroglossia che rendono difficilmente praticabili gli esercizi a dorso
dell’animale, che sono comunque solo una parte delle attività.
E’ sempre necessario avere un certificato da parte del fisioterapista.

Le attività di onoterapia illustrate dal dottor Eugenio Milonis del centro “Asinomania”

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