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L’ASINO VOLA

L’ASINO VOLA

I modi di dire e i proverbi riguardanti l’asino sono numerosi. In particolare quelli in forma dialettale, infatti in ogni regione d’Italia troviamo proverbi sull’asino, segno della saggezza e dello spirito critico popolare. Quello che a me piace più di ogni altro è il detto: “l’asino vola”. E’ un gioco che si faceva da ragazzi. Uno diceva “l’asino vola” indicando con il dito il cielo e se qualcuno si voltava veniva canzonato, era uno stupido, un credulone. L’asino non vola lo sanno tutti.

Il cavallo si, vola. E’ il mito di Pegaso, il cavallo alato che solca i cieli, elegante, leggiadro, superbo. E per la verità il cavallo realmente vola quando è lanciato al galoppo.

Vi è infatti un momento della corsa in cui tutti e quattro gli zoccoli sono staccati da terra e il cavallo vola. L’asino no, non vola. Anzi è pesante e un po’ goffo nell’aspetto. Anche l’uomo non vola, ma ha sempre desiderato farlo. Icaro per primo osò sfidare la gravità. Si costruì due grandi ali con piume tenute insieme con la cera. Tutti sappiamo come andò a finire.

Volare è desiderare di andare oltre, sfidare le leggi della natura. E l’uomo ha sempre desiderato staccarsi da terra e volare come fanno gli uccelli. Ha sempre desiderato superare i propri limiti. E le conquiste della scienza e della tecnica, nella storia dell’umanità sono il frutto di questo bisogno dell’uomo. Leonardo Da Vinci ne è un esempio e le sue macchine volanti una testimonianza.

Ma esiste anche un altro modo di intendere il termine “volare”. Volare con la fantasia, fantasticare, immaginare. La nostra mente non ha limiti, con la fantasia possiamo tutto. A volte possiamo immaginare di volare. E spesso nei sogni ci capita di volare.

GUAI A CHI NON VOLA La nostra salute mentale è legata alla capacità di compensare con l’immaginazione le frustrazioni e i limiti imposti dalla realtà esterna. Immaginate una persona rinchiusa in un carcere o una persona condannata a restare a lungo immobile a letto per una malattia, impazzirebbero rapidamente se non avessero la possibilità di viaggiare con la fantasia, se non potessero andare con l’immaginazione oltre le mura della cella o della propria stanza.

Un giorno un giovane ingegnere, persona estremamente razionale e che soffriva di una nevrosi ossessiva e che per questo aveva iniziato un percorso psicoanalitico, raccontò al suo analista questo sogno: “Ero rinchiuso entro una torre medioevale senza porte né finestre, tentavo di uscire arrampicandomi sui muri, ma scivolavo giù”. Nella seduta successiva racconta lo stesso sogno e questa volta cerca di uscire scavando una galleria sotterranea, ma le fondamenta sono profonde e deve arrendersi. L’analista gli fa notare che i suoi tentativi di uscire dalla torre (che rappresenta la sua nevrosi dalla quale non riesce a liberarsi) sono tutti di natura razionale e in questo caso destinati a fallire. Il giovane ingegnere continua a portare in analisi sempre lo stesso sogno: “Provavo a scavare una breccia nel muro, ma senza successo”. Un giorno si reca dal suo analista, racconta il solito sogno, ma questa volta per uscire dalla torre gli basta allargare le braccia e volare. Vola su in alto ed esce dal tetto. Era iniziato per lui un percorso di guarigione. Per la prima volta aveva accolto dentro di sé la possibilità di considerare una dimensione irrazionale, creativa, di fantasia. Aveva integrato l’irrazionale con il razionale, la fantasia con la concretezza. “Volare” significa rendere tutto possibile.

VOLARE E’ SOGNARE. “Sognare il sogno impossibile”, come recita Don Chisciotte Della Mancia. Combattere contro il nemico invincibile. Tentare dove l’audace non osa. Raggiungere la stella irraggiungibile. Questo è lo scopo. Guai a quel giovane che non osa. Che non sogna. Che non combatte. Che non si prende la vita che desidera. Che non conosce la sua missione, che non conosce la sua vocazione, che non ha aspirazioni. Guai a quel giovane che non ascolta il suo “daimon”.

Socrate raccomandava ai suoi allievi: “Ascoltate il vostro daimon”(demone interiore, che oggi traduciamo con vocazione)

Depresso è colui che non vola, che non sa più desiderare. Depresso è colui che è diventato pesante, immobile, che non ha slanci, che non ha obiettivi da raggiungere.

“Bamboccioni” sono chiamati i trenta-trentacinquenni che rimangono a casa con i genitori e non sanno farsi una vita propria. Hanno paura di autonomizzarsi e rimangono attaccati all’unico posto sicuro che conoscono. “Bamboccioni” è un termine che a me non piace. Suona come una condanna e una presa in giro nello stesso tempo. Ciò che serve è capire le ragioni di questo fenomeno in continua espansione che ha le sue radici contemporaneamente sul piano psicologico, sociale ed economico. Ciò che serve è trovare il modo di aiutare i giovani a spiccare il volo, non stigmatizzarli e ridicolizzarli.

La lotta per la conquista dell’autonomia è una lotta che ci accompagna per tutta la vita. Il conflitto fra le forze che ci spingono a restare attaccati alla madre, alle sicurezze, al piacere di un “utero” caldo e protettivo che ci mette al riparo dal dover affrontare rischi e difficoltà e le forze che ci spingono a crescere, a realizzarci e a vivere il piacere dell’indipendenza, è un conflitto che non trova mai soluzione nella vita di un uomo, ma solo momenti di tregua o equilibri provvisori.

Questo conflitto, infatti, è una delle tematiche fondamentali delle fiabe classiche. “Pollicino”, ad esempio, rappresenta la paura di crescere. Il nome stesso ci fa subito capire che è ancora piccolo. Quando si ritroverà solo nel bosco, che rappresenta le incognite della vita, le difficoltà da affrontare, l’indipendenza, l’unica cosa che riesce a fare è ricercare i sassolini con i quali aveva segnato la strada e tornare a casa, alla base sicura. Per la seconda volta i genitori lo conducono nel bosco, ma questa volta aveva segnato il percorso con l’unica cosa che aveva disponibile: le molliche di pane. Gli uccelli del bosco mangeranno tutte le molliche e Pollicino non potrà ritrovare la strada di casa. Non si può infatti tornare sempre indietro. C’è un giorno in cui ci ritroviamo “soli” a fare i conti con la nostra vita. Ed è nel preciso momento in cui per la prima volta ci rendiamo conto che a questo mondo siamo “soli”. Soli di fronte ai nostri problemi e alle nostre scelte, soli di fronte alla sofferenza e alla morte, è in quel momento che cominciamo a diventare adulti. Stessa tematica ritroviamo nella bellissima fiaba di Hansel e Gretel. Anche loro si ritrovano soli nel bosco e vengono attratti dalla “casa di marzapane” tutta fatta di crema e cioccolata, panna e zucchero filato, cialde e pandispagna. E’ una immagine poderosa e irresistibile. Ma la “casa di marzapane” altro non è che un utero che ci contiene e ci nutre.

E ogni volta che regrediamo e ricerchiamo un utero, qui troviamo anche la “strega”, ovvero la spinta alla dipendenza che ci imprigiona e ci impedisce di crescere. Ma la fiaba avrà un lieto fine perché nel pentolone a bollire finirà la strega.

VOLARE E’ LIBERTA’. E’ la leggerezza dell’essere. Quante persone veramente libere conosciamo? Libere nel modo di pensare. Libere nei comportamenti. Libere nelle scelte. La nostra cultura è dominata dal conformismo. Vestiamo tutti allo stesso modo. Mangiamo gli stessi cibi. Coltiviamo la stesse idee e usiamo le stesse frasi fatte. E’ sempre più difficile trovare qualcosa di originale, di autentico di nuovo nelle persone. Qualcuno che dica qualcosa di nuovo, che esprima personalità e creatività. Dominante è la massificazione, l’irreggimentazione, l’appiattimento dei comportamenti e delle idee. Cerchiamo sicurezza nell’appartenenza alle cose condivise da tutti. Abbiamo timore di affermare le nostre idee se si discostano dal pensiero comune. Asch, uno psicologo, ha condotto una ricerca sul conformismo. Ha preso dieci persone. Nove erano d’accordo con lo sperimentatore e l’ultima era il soggetto della sperimentazione. Ha messo tutti davanti ad una immagine dove erano rappresentati dei bastoncini tutti uguali tranne uno un po’ più corto. I primi nove interrogati hanno affermato con decisione che tutti i bastoncini erano uguali. L’ultimo si è trovato di fronte al dilemma se affermare di vedere un bastoncino un pochino più corto degli altri o conformarsi a quello che dicevano tutti. La maggior parte delle persone che ha preso parte alla sperimentazione ha scelto di aderire passivamente all’opinione comune.

VOLARE E’ EROS. Ma l’Eros è morto. In questa nostra epoca l’Eros è morto. Siamo allagati dal sesso e deprivati di Eros. La rivoluzione culturale del ’68 ha liberalizzato la sessualità, ha contribuito a superare tabù e inibizioni, blocchi e remore, pregiudizi e false teorie legate al sesso. Ma non è avvenuta la stessa cosa per i sentimenti. Oggi i giovani sono liberi sessualmente, ma hanno paura dei sentimenti. Per quanto riguarda il sesso siamo passati dalla fame alla nausea. Le relazioni sono sempre più veloci e superficiali. “Relazioni mordi e fuggi”. Relazioni di “uso” del partner. Relazioni “consumistiche”. Vanno di moda le così dette “amicizie erotiche”, che non sono altro che rapporti disimpegnati. Relazioni senza coinvolgimento né passione. “Ginnastiche erotiche” che mettono al riparo da rischi di responsabilità. La nostra è una cultura a basso tenore emotivo. Al contrario Eros è passione, amore, affettività, calore, sentimento. Si dice che chi è innamorato cammina a mezzo metro da terra.

EROS E’ VOLARE. Ma i sentimenti fanno paura perché ci svelano, ci espongono, ci mettono a rischio. E’ l’epoca delle relazioni fredde. Un ragazzo mi confessa che non era mai riuscito a dire <ti amo> ad una ragazza. <Le dirai almeno: Ti voglio bene> ho replicato. <No, nemmeno> ha risposto. <E quando sei con una ragazza cosa le dici? <Le chiedo: Mi vuoi bene? Lei dice: Si, ed io rispondo: Anch’io>.

Una ragazza mi racconta “Ho due ragazzi, voglio bene ad entrambi e non riesco a decidermi. Quando sono con Uno penso di essere innamorata dell’Altro e viceversa. Questa situazione va avanti da tre anni con grande sofferenza mia, dei due ragazzi e di mia madre che ogni giorno mi fa una storia”

Volare è “sognare il sogno impossibile>, è la “leggerezza dell’essere”, è “passione”.

VEDERE UN ASINO VOLARE SIGNIFICA VEDERE CIO’ CHE GLI ALTRI NON POSSONO O NON SANNO VEDERE.

Eugenio Milonis



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